Articoli sulla mostra "Non esistono errori"


La libertà lega i quadri dell'artista Olivero agli scritti dell'irriverente Bukowski di Vanna Pescatori.

Che cosa unisce le sei opere di Domenico Olivero, esposte da oggi nella Biblioteca civica di Cuneo con il titolo «Non ci sono errori» e la scrittura irriverente di Charles Bukowski? 

La risposta la offre la nota critica di Monica Giordano: è la libertà. La libertà che consente all'artista di intervenire per dieci anni sempre sulle stesse tele, compiendo una stratificazione «emozionale» che si traduce in colore, segno, gesto pittorico. La libertà che negli scritti di Bukowski si esprime come infrazione delle regole, del «ben pensare», per rappresentare un' umanità che si rivela attraverso lo sguardo dello «scrittore maledetto». Due gesti creativi in cui l'errore non c'è, non perché tutto è perfetto, ma per il suo opposto, perché i quadri di Olivero come le pagine dell'autore statunitense, lo esaltano e ne fanno la loro cifra costitutiva. «Spesso - annota Olivero - è proprio dall'errore che nasce la scoperta, come insegna la scienza, perché apre nuove prospettive, campi inesplorati».

L'esecuzione delle sei opere si è compiuta come una sorta di diario visivo, senza uno schema preordinato e senza una struttura, fino alla realizzazione del lavoro che ne rappresenta ora il «presente temporaneo», frutto del passato che si accumulato negli strati di colore. Domenico Olivero è un artista, come Bukowski di cui quest'anno ricorre il centenario della nascita, non convenzionale. L'ultimo giorno di apertura dell'esposizione, il 14 marzo, alle 10,30, è in programma un reading di poesie dello scrittore. Inaugurazione oggi alle 17, aperture da martedì al venerdì dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 18, sabato 9-12.









-   “Non ci sono errori”, sei opere di Domenico Olivero a Cuneo 10 marzo 2020  testo di Fulvia Giacosa su "Arte, l'ambrosia di Dioniso" sito Margutte

Nessuna cornice per le opere che Domenico Olivero ha appeso alle pareti della sala d’onore della Biblioteca Civica di Cuneo. Giustamente. Non “quadri” chiusi nel contorno-finestra della tradizione, quanto piuttosto pagine, appena più grandi di quelle di un diario; d’altronde ciò è coerente con il prevalente suo modus operandi concettuale e processuale, tutto impostato sulla partecipazione attiva del fruitore non sul suo sguardo passivo.

Penso che pochi abbiano visto i lavori pittorici dell’artista. I sei ospitati nella biblioteca hanno un che di intimo, come se Domenico si lasciasse “leggere” nei momenti più privati. Nel totale all over memore delle esperienze americane degli anni cinquanta, la stratificazione di colori, linee, gocciolature, piccoli inserti di cose immagini o parole, ritagli e ri-pitture hanno a che vedere con ricordi ritrovati, modificati nel e dal tempo: originano magari un decennio fa, sono rimasti muti per anni, poi improvvisamente usciti da un cassetto, riletti, trasformati. Cosa strana la memoria: lasciamo in un angolo istanti di esistenza quasi casuali, poi ci ricapitano sotto gli occhi e ci vien voglia di aggiungere qualcosa che l’esperire quotidiano suggerisce. Nulla delle note iniziali viene distrutto (perché allora sarebbe più facile girare la tela e ricominciare da capo) poiché come si fa a distruggere il passato? Esso è lì, cova in silenzio e inconsapevolmente ritorna. Sovrapporre nuovi segni altro non è che la testimonianza del nostro cambiare, scoprire l’ieri in una condizione nuova: una passeggiata nel Marais, un’antica pianta di città, un vecchio documento, una piumetta raccolta, qualche parola manoscritta …

Ai lavori pittorici Domenico ha voluto accostare alcune poesie di Charles Bukowski (nel centenario della nascita) che definiva l’età come somma delle nostre azioni. E, a proposito delle parole, scriveva questi versi che possiamo applicare ai segni colorati di Domenico:

Le parole vanno
e vengono.
Qualche volta ti tocca
di aspettarle a lungo.
Qualche volta non tornano
più indietro.
Se vengono a trovarti,
te ne accorgerai
e ti sentirai
il più fortunato
della terra. Nient’altro avrà più
importanza
e tutto sembrerà importante.

Oltre alle cornici mancano i titoli, che sarebbero troppo definitivi, legati ad un solo e preciso momento: c’è un solo titolo per l’intera operazione, Non ci sono errori, che sta a ricordarci come qualsiasi pensiero, azione, occasione nel corso della vita abbia contribuito a plasmare l’io, non importa se poi si siano rivelati fortunati o infausti.  E non importa neppure ricostruirne il contesto: quella traccia resta sospesa nel tempo, aleggia nello spazio interiore e improvvisamente risale dalla dimenticanza a ricordarci chi eravamo e chi siamo oggi. Il tutto condito di leggerezza e positiva pacificazione con la vita, nel cui mistero non c’è spazio per l’errore.

***

La mostra, a ingresso gratuito, è visitabile dal martedì al venerdì, ore 9.00-12.00 e 15.00-18.00, e il sabato dalle 9.00 alle 12.00. Chiude il 14 marzo. Sede: Cuneo, Biblioteca Civica, via Cacciatori delle Alpi 9, salone al primo piano.