Intervista di Davide Rosso sui Giovedì dell’Arte di +eventi

Domenico Olivero, artista e critico cuneese, sta tenendo una serie di lezioni sulla storia dell’arte presso il Centro di Aggregazione Giovanile QI di Cuneo dal titolo “I giovedì dell’arte“. Un ciclo di conferenze che percorre, come in una grande carrellata per tappe significative, tutta la storia dell’arte. A marzo questa appassionante cavalcata giunge al termine con una lezione sugli Impressionisti, che hanno segnato l’arte dell’Ottocento e che ancora oggi accolgono il favore del pubblico ben più di tanti altri artisti.

L’occasione è buona per una breve chiacchierata propedeutica all’incontro con Olivero, che si terrà giovedì 21 marzo al QI, in corso Vittorio Emanuele II n. 33 a Cuneo. 



Perché gli Impressionisti ci piacciono ancora così tanto? 

Gli aspetti son sempre tanti, diciamo che sia il momento storico di fine Ottocento e la scelta cromatica sono molto intense e calde, i soggetti facili da approcciare, anche se spesso hanno rimandi ad altri artisti e valenze simboliche che si son quasi dimenticate.

Le mostre di opere di Impressionisti sono state, specialmente negli ultimi dieci anni, numerosissime: cosa possiamo ancora aspettarci? 

Forse mostre più valide, legate ad un approccio storico e culturale, degli approfondimenti. Ad esempio, recentemente son stato a Milano per una piccola mostra su Angiolino D’Andrea a Palazzo Morando, un’esposizione che riqualifica un interessante artista oramai dimenticato.


Cosa si può ancora scoprire sugli Impressionisti e cosa ancora vale la pena di comunicare sulla loro stagione artistica? 

Certamente sarebbero necessarie analisi più approfondite su certi aspetti delle scelte artistiche, i legami con le committenze, le fonti d’ispirazione: questi sono solo alcuni dei tanti temi trascurati a favore di situazioni più da “pettegolezzo” sull’arte che di vera e propria “analisi” su di essa. 

Facciamo dei nomi di artisti:
- il peggiore: per fortuna è stato dimenticato! Bisogna infatti tenere conto che noi oggi ricordiamo una ventina di artisti parigini, ma all’epoca operavano almeno 2.000 artisti, per cui la scrematura nel gruppo è stata fortissima.
- il più sopravvalutato: questo dipende un poco dalle singole opere e un poco dalle proprie visione, personalmente trovo che Alfred Sisley fosse interessante ma non così importante come ce lo ha consegnato la critica.
- il più sottovalutato: uscendo dalla corrente degli Impressionisti, ma senza distaccarsene molto per periodo e per ispirazione, credo che quelli veramente sottovalutati siano i Macchiaioli, che operarono forse in contesti più autentici ma non ebbero la fortuna “critica” di avere buoni promotori sul mercato americano.
- il migliore: Claude Monet, quello più versatile e sperimentale.


Usiamo invece un approccio per opere: quali sono le cinque pietre miliari dell’Impressionismo, le cinque opere che da sole potrebbero raccontare al meglio il movimento? 

Edouard Manet, Colazione sull’erba (1863 ora al Museo d’Orsay di Parigi); Claude Monet con Impression, soleil levant (1873 ora al Museo Marmottan a Parigi); una serie di opere di Berthe Morisot, in quanto presenza femminile; Paul Cezanne con una delle opere dedicate alla montagna di Sainte Victoire, da cui prenderanno ispirazioni alcuni artisti dei primi del Novecento e uno dei ritratti fotografici di Nadar degli anni ’50.


Facendo una proporzione matematica: gli Impressionisti stanno all’Ottocento come chi sta al Novecento?

Restando in ambito pittorico possiamo dire il Cubismo, ma se vogliano andare nel contemporaneo allora il parallelo va fatto con il Concettuale.


Il titolo della tua lezione è “La libertà dell’Impressionismo”. Cosa intendi e cosa sentiremo alla tua lezione? 

L’incontro all’interno di queste lezioni sulla storia dell’arte metterà in risalto il cambiamento sia tecnologico sia stilistico della pittura, la ricerca degli artisti di liberarsi dalle costrizioni culturali assodate e il bisogno di narrare della vita comune, della semplicità del quotidiano, forse le cose che poi tutti noi amiamo di questa breve stagione artistica francese.


Hai in previsione altre lezioni? 


Giovedì prossimo, il 21 febbraio, si tiene una lezione su rigore del Neoclassicismo e fascino del Romanticismo, la penultima del corso. Con la lezione sugli Impressionisti infatti il corso si conclude, ma visto il buon esito dell’iniziativa mi è stato chiesto di tenere ancora un incontro sul Novecento, che sto valutando di proporre anche se le tante variabili di questo “secolo breve” sono molto impegnative.

Davide Rosso direttore della rivista  +eventi