L’arte,
per Domenico Olivero, è il piacere di capire e di comunicare i
significati che contano della realtà in cui viviamo. Con la
leggerezza e la chiarezza di un pensiero poetico, Domenico rende
sensibili allo sguardo i residui esistenti di verità nel rapporto
tra le parole e le cose, esalta le relazioni interpersonali
autentiche, purificate dai condizionamenti e dagli artifici delle
convenzioni sociali, recupera il valore dell’armonia con gli
elementi della natura, vero e proprio stato di necessità per tutti
noi, e costruisce intrecci dinamici di immagini, odori e suggestioni
ottiche, svincolandoli da ogni pesantezza materiale e da qualsiasi
forma di rappresentazione illusoria dello spazio. Il metodo di lavoro
dell’artista si basa innanzitutto sul momento ideativo del disegno
o del progetto grafico, che in genere prevede il coinvolgimento
sensoriale e intellettivo del pubblico dei suoi lavori. Olivero,
infatti, predilige una concezione umanistica del fare (e del
‘fruire’) arte: la sua è una ricerca continua di possibilità di
condivisione dell’ideazione artistica, di costruzione di atti
percettivi, di scambio di esperienze emozionali, ancor prima che
culturali, con e tra i partecipanti alle sue azioni performative. Il
vissuto psichico personale di Domenico è messo in gioco nei suoi
interventi ambientali o nelle sue elaborazioni digitali, che tentano
di scalfire la mera solitudine del viaggio esistenziale di ciascuno
di noi, riscoprendo aspetti particolari della memoria del passato,
fermando il nostro sguardo su suggestioni visive penetranti del
presente e contrastando la distrazione e l’indifferenza con la
curiosità e la vivacità dei sensi. Fantasioso combinatore di
linguaggi intermediali, Domenico è autore da più di un decennio di
opere pittoriche, interventi ambientali, installazioni, video, quadri
digitali e pratiche artistiche in rete. Egli opera in sintonia con il
principio della smaterializzazione delle forme del mondo reale, già
teorizzato dalle neo-avanguardie del dopoguerra, e si concentra sulla
volontà di contestare il potere dei media, trasformando i criteri
dominanti della tecnologia in occasioni di reinvenzione dei
meccanismi della comunicazione. La scelta estetica, di conseguenza, è
tutta rivolta alla creazione di eventi, alla progettazione di
specifiche performances,
che comportano situazioni di interferenza tra artista e fruitori,
impostate soprattutto sui valori dell’affettività individuale, del
rispetto per l’ambiente e dell’etica sociale, nonché alla
partecipazione a occasioni collettive di incontro per cybernauti
protagonisti o spettatori della net
art,
nuova agorà
planetaria degli artisti nel mondo di Internet. Olivero, pertanto,
sembra fare affidamento al significato del nome del progetto
denominato Life_sharing
o «condivisione della vita», quello che un gruppo di artisti
italiani residenti a Barcellona, gli 0100101110101101.org, ha aperto
dal 2000 nel Web e consistente in «una sorta di manifesto per la
libera circolazione dell’informazione e insieme [in] un utopico
appello alla condivisione totale delle risorse sulla rete» (1).
Anche l’arte di Domenico, alla pari di quella dell’americano
Robert Adrian X, un pioniere dell’arte telematica, si presenta,
dunque, come «un nuovo mondo in cui puoi entrare […] Non riguarda
le cose, riguarda le connessioni» (2).
Enrico
Perotto
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V. Tanni, Net art: genesi e generi, in A. Balzola, A. M. Monteverdi, Le arti multimediali digitali. Storia, tecniche, linguaggi, etiche ed estetiche delle arti del nuovo millennio, Milano, Garzanti, 2004, p.285.
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Cfr. ibid., p. 277.