Dialogo con alcuni allievi del Liceo Classico di Cuneo

 Nell’ambito del progetto EDUCAZIONE ALLA BELLEZZA – REDAZIONE DI UNA RIVISTA ONLINE, noi studentesse del Liceo Classico “Peano-Pellico” di Cuneo, Bonelli Margherita, Draperis Ilaria e Roà Giulia, coordinate dalle professoresse Patrizia Candido e Angela Michelis con il supporto di Alessandro Dogliani, abbiamo voluto focalizzare la nostra attenzione sulla valorizzazione artistico-culturale del Cuneese, territorio dalle grandi possibilità e protagonista di importanti cambiamenti urbanistici nei decenni passati. A tal proposito, prezioso è il contributo datoci dall’artista cuneese Domenico Olivero che, con poliedricità e lunga esperienza nel settore, ha sempre partecipato attivamente alla vita artistica del nostro territorio.


Vorremmo iniziare chiedendole quale percorso di studi ha seguito e in che modo è entrato nel mondo dell’arte:

“Ho seguito un percorso un po’ anomalo… Ho cominciato a disegnare per passione all’età di 6/7 anni e man mano mia mamma, che aveva una pasticceria, ha iniziato ad attaccare su un espositore di caramelle i miei disegni, ottenendo riscontri positivi. Per motivi professionali ho poi scelto un istituto tecnico che aveva tra le diverse discipline anche disegno, precisamente il disegno meccanico. Il che mi ha permesso di continuare a portare avanti questa mia passione per l’arte, sviluppandola soprattutto nel corso degli anni ‘70/‘80 nella realtà Torinese. Parallelamente mi sono anche occupato di Storia dell’arte, attivando anche un blog: “Storia dell’arte contemporanea”. Per monitorare la realtà del territorio gestisco, insieme ad un mio amico, il sito “Cuneiforme”, che si occupa di arte nella specificità della provincia di Cuneo.”



Con “Arte” si parla anche di valorizzazione del patrimonio artistico, per lei che cos’è la valorizzazione e, soprattutto, vi è secondo lei un criterio per discernere ciò che merita e deve essere valorizzato?

“Per valorizzare il nostro patrimonio artistico è necessaria l’attività dell’amministrazione pubblica, che dovrebbe contribuire anche ad aiutare economicamente gli artisti emergenti. Attualmente il Ministero per la Cultura ha attivato una serie di bandi che, invece, sono rivolti solamente ad artisti appoggiati già a gallerie. Secondo me, sarebbe invece utile avere spazi dedicati agli artisti debuttanti.

Per contribuire alla valorizzazione della nostra città, invece, ho lavorato con la Fondazione Peano, dando contributo al progetto Zooart, con il Municipio e il Comune di Cuneo. L’anno scorso, ad esempio, ho organizzato una mostra esclusivamente per artisti sotto i trent’anni.

Per quanto riguarda il saper discernere e valorizzare le varie forme artistiche, posso dire che è fattibile a condizione che si disponga di buone ed ampie conoscenze e competenze ad esempio nel saper individuare opere che risultano essere assai simili ad altre già esistenti.”


Parlando invece di Cuneo, secondo lei c’è qualche elemento che non viene valorizzato adeguatamente e, se c’è, come si può rimediare?

“Nella città di Cuneo operano alcune fondazioni, come la Fondazione Peano, la Fondazione Delfino e la Fondazione Nuto Revelli, che però non sono particolarmente attive in ambito contemporaneo. Si dovrebbero, secondo me, adibire spazi e sale ad artisti emergenti per permettere loro di esporre le proprie opere e sostenere così l’arte locale, stimolando i giovani e permettendo loro di mettersi in gioco.”


Tra i suoi numerosi progetti ce n’è uno che ritiene possa aver contribuito maggiormente alla valorizzazione di Cuneo?

“Oltre al progetto Zooart, più culturale, recentemente ho ad esempio collaborato con l’Associazione Ego Bianchi. Insieme abbiamo invitato 40 artisti di tutte le fasce d’età e permesso loro di esporre le proprie opere.”



L’arte deve veicolare un messaggio?

“L’arte può veicolare tanti messaggi, bellezza, concetti. Già negli anni ‘50 si stava sviluppando l’idea che l’arte non fosse più solamente un oggetto estetico, tanto che si è cominciato a creare quadri contenenti molteplici messaggi. Diventa così prevalente il concetto. L’arte ha tanti valori; può essere ricerca, sperimentazione e, come in tutti i settori, è composta da varie branche. L’arte è in continuo cambiamento.”


Lei come ha vissuto il lockdown?

“Sinceramente a me è piaciuto perché, non lavorando, ho avuto molto tempo libero. Sono riuscito a dedicarmi di più alla pittura e a strutturare una buona serie di progetti. Nel complesso ho vissuto il lockdown come un periodo positivo.”



Per quanto riguarda i presenti avvenimenti in Ucraina, lei crede che l’arte possa svolgere un ruolo pacificatore?

“No, molto cinicamente penso che l’arte arrivi sempre un pochino dopo l’avvenimento.

Effettivamente è diffusa quest’idea che l’arte possa aiutare, ma raramente è successo. Artisti che attualmente affrontano il tema della guerra o della pandemia lo fanno spesso per avere un “ritorno”. La guerra è infatti un interesse talmente grande che l’arte, sebbene possa raccontarla, non può influenzarla. Il problema, poi, sta nel fatto che, oltre alla guerra, si dovrebbe riflettere sulla dignità umana. Si potrebbero realizzare opere interessanti partendo dal valore della dignità umana.

È importante creare occasioni per far conoscere l’arte. Nelle fiere, ad esempio, si possono trovare opere d’arte incredibili, impregnate di sensibilità. Esse, però, vengono sovente comprate da collezionisti ai quali interessa soltanto che l’opera assuma valore, per guadagnare.

Occasioni d’arte ce ne sono… quindi, giovani, seguitele se potete. Spazio ai giovani!”


Bonelli Margherita,
Draperis Ilaria
Roà Giulia