Continuità naturali - Alberto Trapani / Domenico Olivero
Fondazione Casa Delfino
Corso Nizza 2, in Cuneo,
Sabato 15 Ottobre 2005,
dalle 14,30 alle 19,30.
Se non fermi il tuo
pensiero, entri sempre
in un bosco. Solo
l’intrico di rami e foglie,
morte o vive, ti guida.
Non c’è cammino vero,
solo radure…ogni tanto.
La Natura copre i relitti,
strato su strato, qualcuno
li svela…i delitti.
Ecco il tuo Galateo.
(Piccola dedica a D. e A.)
Quasi al buio, esprimo alcune sensazioni che mi giungono da quanto è poi stato realizzato/reso visibile da Alberto e Domenico. Infatti ne ho, per ora, labile testimonianza fotografica più densa sul piano verbale. Ogni frase quindi dovrebbe essere letta in senso interrogativo.
Sì, la Natura (regni animale, vegetale, minerale) ci pone sotto gli occhi situazioni ormai estreme, votate al Nulla. Da molti decenni, ma con allarmante progressione nell’aggravarsi dei problemi, questo è tormento dell’Arte, la rivolta (malinconica?) di chi vi opera con integra coscienza del tempo.
Perché non è possibile andare oltre?
Per la violenta, avvenuta sovrapposizione di un mondo artificiale a quello naturale, per la sostituzione deformante della citazione alla parola viva, per l’inserimento catastrofico di qualsiasi icona d’arte e di storia nel flusso della follia pseudocomunicativa e per la conseguente, oltraggiosa restituzione promozionale.
Con ciò si è compiuto il definitivo logoramento delle immagini, delle parole, del loro reciproco rapporto e dell’originario valore, disinteressato e sostanziale.
Ma è su questo logoramento che continua a esercitarsi lo sforzo creativo di alcuni artisti, nella disagevole attesa di chiusure e aperture su scenari meno ossessivi.
Intanto la “continuità” qui proposta tra natura e artificio rivela esigenze pressanti sia sul piano comunicativo/relazionale che su quello ambientale/esistenziale.
Materiali diversi, semplici e noti come l’alluminio di uso domestico, le foglie, la corteccia d’alberi, le vegetazioni del sottobosco, le superfici specchianti vengono a contatto, si sfiorano con delicatezza, in una pacifica integrazione, metafora di osmosi future, di armonie e disarmonie necessarie ma ancora in cammino.
Fotografie di luoghi non più facilmente identificabili (Svizzera), spaesamento dell’artista (alunissage), ancora e sempre la Natura accostata a oggetti triviali (sacchetti di plastica) e rami che sorreggono, adornandosene dolcemente, fiori sintetici. In mezzo (idealmente): coniglio pasquale di cioccolato, più elvetico che mai, evocatore di storiche, tostissime operazioni concettuali, messo in campo con covoni. Le mitiche messi di Cerere e le Chimere distruttrici sono lontane, l’estate ritorna ma è sempre più strana.
Rivolgo ai due giovani artisti parole attinte da un profetico autore, Guido Morselli in “Dissipatio H.G.” (humani generis). (*) Non a caso il paese è la Svizzera, la città Zurigo-Crisopoli. Il protagonista si sveglia un mattino e l’umanità è scomparsa (da cui il titolo). Alla fine della sua “fabula” egli dice, nella sua totale solitudine di Adamo postatomico: “Me ne sto a guardare dalla panchina di un viale, la vita che in questa strana eternità si prepara sotto i miei occhi. L’aria è lucida, di un’umidità compatta. Rivoli d’acqua piovana (saranno guasti gli scoli nella parte alta della città) confluiscono nel viale, e hanno steso sull’asfalto, giorno dopo giorno, uno strato leggero di terriccio. Poco più di un velo, eppure qualche cosa verdeggia e cresce, e non la solita erbetta municipale; sono piantine selvatiche.
Il Mercatodei Mercati si cambierà in campagna. Con i ranuncoli, la cicoria in fiore”.
Questo, nella migliore delle ipotesi.
Ida Isoardi
Cuneo, 3 ottobre 2005
E l e m e n t i
L’autunno è la grande stagione delle foglie. Passeggiando in queste giornate sui viali, nei giardini o dentro ai boschi siamo affascinati dalla varietà di colori che esse donano.
Spesso le raccolgo in mazzi e come fiori, li pongo sul centro tavola.
Tanti anni fa lessi «Vivere, amare capirsi» di Leo Buscaglia; una delle sue più belle idee, che ripetei nella mia casa ad Elva, fu di raccogliere quelle ormai cadute e portarle in casa. Riempii il salotto, così per alcuni giorni ebbi uno dei più morbidi e colorati tappeti che abbia calpestato.
Un’altra ispirazione, da quel libro, fu cercare di capire come mai tutti questi colori autunnali. Quale magia era, scoprii la clorofilla, un pigmento che assorbe la luce rossa e blu, e riflette la luce azzurro/verde. Quando l'età avanza esse acquistano colori che vanno dal giallo al rosso. La clorofilla, infatti, diminuisce e scompare mentre ancora i carotenoidi (i pigmenti arancioni) sono ancora abbondanti (*).
Nella mia ricerca ho scoperto che le prime foglie comparvero sulla terra 400 milioni d'anni fa e avevano un aspetto molto simile a quello di una felce attuale, poco più di un nastro frastagliato. La sua sopravvivenza fu legata alla presenza, nell'aria, di un elevato grado d'umidità. Poi si è evoluta, adattando la sua forma e le sue funzioni secondo le condizioni ambientali. Così ho anche capito che la foglia è la parte più importante della pianta: il fusto, i rami e le radici non sono altro che appendici. Lo scopo principale di queste parti, perfino negli alberi più grandi, è quello di offrire una struttura di sostegno alla foglia, affinché essa possa stare il più possibile esposta all'aria.
La delicatezza delle foglie molto spesso è stata usata per raffrontarla alla vita umana, una delle poesie che subito mi sovviene è «Soldati, Bosco di Courton luglio 1918» di Giuseppe Ungaretti:
Si sta come
d'autunno
sugli alberi
le foglie.
Una breve ma intensa poesia.
Da alcune di queste riflessioni Domenico, che per la prima volta affronta il tema della natura, si lascia incuriosire dalla forma, in particolare la sua struttura comunicativa e alimentare.
Egli rimane colpito dalla corrispondenza delle sagome, spesso simile ai frattali, in cui una parte è in funzione e similitudine col tutto e viceversa. Per cui estrapolandone una singolarità pare di poterne poi ricostruirne la totalità. Lo colpisce anche la ramificazione della linfa. Il flusso vitale simile a quello dei fiumi, del sangue o a quello dei percorsi che le formiche creano nella ricerca del cibo.
Più intimo il lavoro di Alberto, legato alla sua presenza in terra elvetica e al legame con il bosco. In questa situazione i delicati elementi dei licheni e dei legni ricreano sensazioni immaginifiche dei monti e degli spazi svizzeri.
Trapani desidera anche alleggerire le situazioni con delicati attimi di ironia con l’allegro gioco del volto realizzato con le pigne o con il tappetino di edera posto all’ingresso.
Ornella Calvetti
(*) informazioni scientifiche ricavate da "http://it.wikipedia.org/wiki/Foglia"
Questo evento è stato realizzato il 15 Ottobre in occasione della Giornata del Contemporanea, promosso dall’A.M.A.C.I..
Il progetto “Continuità Naturali” è stato curato da Michela Giuggia e Paolo Sasia che hanno inviato Alberto Trapani e Domenico Olivero per realizzare un lavoro artistico. Contemporaneamente il gruppo teatrale THEes, con Laura B, Frank Priola e la collaborazione di alcuni allievi del Liceo Artistico di Cuneo coordinati da Elena Cometti, hanno animato la giornata con azioni sonore.