1-11/11/07 “Protocollo Lovelock – equilibri molesti” Palazzo della Provincia di Cuneo, evento curata da / exhibition curated by Claudio Cravero.
1-11/11/07 “Protocollo Lovelock – equilibri molesti” Palazzo della Provincia di Cuneo, evento curata da / exhibition curated by Claudio Cravero.
I lavori di Domenico Olivero sono sempre vivi.
Che l'artista utilizzi terra umida o secca, essenze floreali, fotografie stampate domesticamente a getto d'inchiostro o lettere di un epistolario tenuto con il suo alter ego, le sue installazioni pulsano e respirano dei pensieri ancora fluttuanti che le hanno generate.
Non è una battaglia contro l'inesorabilità del tempo quella di Domenico Olivero, ma una acuta riflessione sul proprio presente, su quel 'partire da sé', caro agli anni Settanta, per comprendere in profondità la struttura delle relazioni e delle emozioni, quelle che nutrono l'essere umano e muovono il mondo. …
James Lovelock’s Gaia Theory inspired Domenico Olivero to create a fragile installation about the transformation of earth and about social relationships. The project has a catalogue with a critique by Claudio Cravero.
Mostra: Protocollo Lovelock – equilibri molesti.
Curatore: Claudio Cravero.
Luogo: sala mostre del Palazzo della Provincia, Corso Nizza 21 , 12100, Cuneo
Data: dal 1 al 11 Novembre 2007
Presentazione stampa : Giovedì 1 Novembre ore 17,00.
Inaugurazioni : Giovedì 1 Novembre 2007, ore 18,00
Organizzazione evento: Ornella Calvetti, Associazione Thees Arte.
Artisti partecipanti : Franco Ariaudo, Eliana D.Langiu, Domenico Olivero, Alessandro Paseri, Pinuccio Revello.
Orario: dal Martedì alla Domenica dalle ore 17 alle 19.
Opera di Domenico Olivero : Fading
I lavori di Domenico Olivero sono sempre vivi.
Che l'artista utilizzi terra umida o secca, essenze floreali, fotografie stampate domesticamente a getto d'inchiostro o lettere di un epistolario tenuto con il suo alter ego, le sue installazioni pulsano e respirano dei pensieri ancora fluttuanti che le hanno generate.
Non è una battaglia contro l'inesorabilità del tempo quella di Domenico Olivero, ma una acuta riflessione sul proprio presente, su quel 'partire da sé', caro agli anni Settanta, per comprendere in profondità la struttura delle relazioni e delle emozioni, quelle che nutrono l'essere umano e muovono il mondo.
I suoi lavori sembrano compenetrarsi di progetto in progetto, evolvono insieme alla sua crescita personale e, talvolta, si snaturano, proprio come accade nelle relazioni affettive quando la strada da percorrere in due diventa faticosa e trascina con sé rabbia, frustrazione, delusione e risentimento. Ma la particolarità di lavori come "Il sapoere della terra" (2007), o come la nuova installazione "AMARSI", consiste, invece, in una forma di recupero e trasformazione di quella materia trascurata e negata, quella sottrazione al contatto fisico che Barthes, nei "Frammenti di un discorso amoroso", definisce 'Fading'. Risanare una situazione stantia e malsana vuol dire ristabilire l'equilibrio dare-avere, la giusta interazione tra le parti, quella ad esempio perduta nella relazione uomo-terra in cui, tra supremazia e subordinazione, il primo prevarica il secondo.
Un patchwork erboso, ricavato con zolle di terra provenienti da diverse aree di Cuneo, costituisce la materia principale dell'installazione di Olivero. Sul pavimento sei caratteri maiuscoli compongono la parola "amarsi", segno di una ferita inflitta dall'artista alla terra nell'appropriazione dei suoi lembi, ma anche conferma e dichiarazione di quella volontà di ripartire proprio dal sentimento che lega due esseri viventi, il punto fermo per ricostruire insieme, perché le stesse lettere, in negativo, compaiono frammentate nel terreno ancora vivo della città, nei luoghi frequentati dall'artista, a sottolineare lo scambio, il dare-avere.
Un atto d'amore quello di Domenico Olivero, un 'rito' quotidiano che richiede un'attenzione ed una cura costanti. L'acqua, infatti, spruzzata manualmente dall'artista a sostentamento della terra, tiene in vita l'opera. Ma la calce e il gesso, presenti in polvere tra il pavimento e lo strato erboso, ricevono anch'essi costantemente quel nutrimento liquido filtrato dalle lettere e, solidificandosi, giorno dopo giorno, costituiscono le fondamenta profonde di questo nuovo e speciale legame.
Radicandosi alla terra, Domenico Olivero impone un imperativo: "amarsi". Imperativo che l'artista rivolge primo fra tutti a se stesso, perché solo partendo dall'amore per sé, si possono amare gli altri.
(testo di Claudio Cravero)