Resonance - 06-29/08/04 "Lippa" camminata artistica da Paglieres (Italia) a Grasse (Francia).

06-29/08/04 "Lippa" camminata artistica da Paglieres (Italia) a Grasse (Francia).




Pensieri

…da tanti delicati fili, unendoli, prendono forme cose molto resistenti, oggetti meravigliosi...

Alcuni anni fa ho dedicato la mia attenzione all’antica tradizione del tombolo nelle zone occitane delle Alpi cuneesi. In particolare le vallate di Bellino ed Elva. Si è trattato di una interessante scoperta, da parte mia, di una consuetudine popolare impiegata per realizzare oggetti con funzioni sia rappresentative che decorative. Questi piccoli oggetti venivano impiegate in diversi modi e in diverse occasioni. Da quelle quotidiane a quelle festive, da semplice oggetto decorativo per suppellettili casalinghi a delicate cuffie per matrimoni, battesimi o funerali. Si tratta come spesso accade di cose minute, apparentemente secondarie, ma che in realtà raccolgono parti della vita con profondi significati.

Durante la mia attraversata alpina di quest’estate, si trattava del progetto Lippa" camminata artistica da Paglieres (Italia) a Grasse (Francia), ho incontrato una cara amica (Ornella Calvetti) che stava realizzando una ricerca storiografica e abbiamo intavolato un interessante discorso mettendo in parallelo i diversi tempi sociali. Partendo proprio da codesti manufatti (i merletti fatti al tombolo) dalla lentezza e capacità manuale per poterli realizzare.

Nell’osservare questi oggetti così delicati, mi sono scaturite alcune riflessioni libere sulla nostra quotidianità, sul nostro modo di vivere, ormai completamente lontano da quel mondo di piccoli e semplici gesti, che pare incredibile pensare, sono passati solo un centinaio di anni. Ma quali cambiamenti!

La prima riflessione nasce dalla delicatezza dei fili che rimanda alle singole individualità, fragili e facilmente manovrabili dagli “altri”. Questi sensibili elementi immersi in una contemporaneità anonima, svuotata di possibili contatti sociali, che paiono sempre più sfaldarsi, creando in tal modo una massa di persone sole, separate. Spesso credono, forse eccessivamente, nella propria potenzialità di singoli ma dimenticano che per sussistere abbiamo bisogno di essere società, gruppo di persone che deve sapersi amalgamare, incontrare, conoscere e cooperare. La forte spinta dei media a credere nella capacità dei propri mezzi ci sta portando sempre più ad usarli in modo dipendente, penso ad Internet, i cellulari, tramite cui passa tutta la nostra informazione e la nostra conoscenza. In tal modo tutte le nostre informazioni sono aperte a tutti ma anche gestibili e verificabili da terzi che possono farne usi non sempre positivi. Siamo in una meravigliosa fase di cambiamento che richiede molta attenzione e molta capacità critica.

La seconda riflessione, molto semplice, mette in risalto come tanti fragili elementi uniti diventano cosa forte, e in questo caso anche molto bella. Questo perché guidati da mani sapienti che sanno dare ad ogni filo il giusto luogo e la corretta funzione, e qui si entra in un discorso di una complessità immane perciò tento di tenermi lieve. Il parallelo con la società e con l’arte mi pare alquanto evidente, meno forse il fatto che a dire pare una cosa semplice ma a farlo ci vogliono “mani sapienti”. Qual è la funzione d’ogni singolo individuo, qual è il giusto luogo? Risposte forse difficilissime da dare, l’uomo è nato per essere libero, si dice, ma cosa è la libertà? Ed è veramente vero che l’uomo può essere libero? La mia sensazione è che non sia così, che noi non potremmo mai essere liberi, che già in ogni singolo individuo esistono energie e passioni tali che se non limitate sarebbero di danno agli altri, quindi è innegabile che debbano esistere dei “paletti” che delimitano l’agire umano, senza di essi il sistema sociali crollerebbe.

Forse si possono fare altre osservazioni, anzi se n’avete condividetele con me, ma la cosa che mi preme ti più mettere in risalto è la memoria di questi manufatti, la loro storia che li rende affascinanti e che pare sempre più dissolversi. In questi ultimi anni noto sempre più un forte appiattimento sia sociale sia culturale, che lentamente intacca ogni identità rendendoci tutti uguali, ma non nelle proprie unicità ma nell’essere vuoti. Mi pare che la tradizione culturale d’ogni specificità sia erosa, stiamo perdendo le proprie origini storico/culturali a vantaggio di un nulla. Tutti uguali, un individuo in India e uno in Italia sempre più si adattano ad un modello unico di visione, spesso pilotato da una necessità di consumo commerciale, che lo rende impersonale, anonimo, quasi inutile o sostituibile. Non vorrei passare per uno che vuole chiudersi nella propria prigione culturale, ma la lenta scomparsa di tradizioni "etniche" impoverisce tutti e ci rende più deboli proprio nell’ambito più elevato delle dimensione umana, che è la creatività artistica.


Concludo questo breve escursus col dare alcune ipotesi di soluzione, al fine di non essere un ennesimo sfogo inutile. Sperando sempre in un confronto ed un arricchimento di vedute. Sicuramente è molto importante ritornare a pensare al proprio tempo legandosi al passato, che è causa (nel bene e nel male) del nostro attuale esistere. Saperlo leggere ed integrarlo al nostro corrente presente per dare evoluzione alle cose.

Dico ciò perché, molto spesso, le opere che si vedono in giro sono rimandi inconsapevoli, e a volte anche di basso profilo, a opere del nostro recente passato, forse sarebbe più interessante tentare degli approfondimenti, cercare di indagare meglio la grande marea di creazione artistica che si è sviluppata in questi ultimi 50 anni per poter dare continuità e profondità al plasmare quotidiano.

Un altro aspetto è l'eccessiva spettacolarità delle opere che consuma in modo rapido il loro potenziale, tanto più quando superata la fase di notorietà non rimane un granché del lavoro artistico stesso. Se risulta interessante l'approccio merceologico dell'arte questo diventa negativo quando non sa andare oltre alle medesime strategie e si svuota nel breve tempo di valore culturale.


Personalmente ritengo l'arte non un semplice oggetto materico che si realizza nel breve periodo, ma un'opera che nel periodo temporale non perda il suo potenziale estetico/culturale. Anzi penso che spesso ne anticipa lo spirito e sa prolungarlo negli anni avvenire. Forse proprio nell'ambito concettuale ci potrebbero essere ancora molte sorprese, soprattutto se saprà liberarsi di un certo atteggiamento dogmatico legato troppo alle ideologie e poco al reale vivere quotidiano.  Vedo molto interessante quando l'arte usando i nuovi media (internet, video-cellulari..) sa avvicinarsi alla società nel suo complesso affrontando temi che non siano solo sociologici ma anche storici.