Il progetto SiSoPi ideato e curato da Domenico Olivero è strutturato per accostamenti poetici e d’indagine capaci di rimarcare le rinvenute tracce culturali ma anche le alterità di una natura che si abbarbica in un fosso scavato per drenare l’acqua, come canale un tempo rorido di umori e ruscellosi di idee, resta ora asciutto, vuoto varco per risalire in un cambiamento climatico che rinsecchisce le vene e fa affiorare le piccole pietre.
Quale essere primario, il sasso, è segno minimale di una creazione naturale che lungo processi millenari si fa lentamente ma inesorabilmente corpo, agglutinatore di piccole particelle minerali, sostanze accidentali incorporate, sedimenti terrosi e ferrosi che assumono ogni volta una forma. Domenico Olivero, munito di bacchetta da “rabdomantico petroso” li scova, li cataloga, li disegna, li acquerella – i sassi sono ostriche per chi li sa toccare, dice Erri De Luca - li sospende in aria, alleggerendoli percettivamente del peso ma senza levar loro la funzione pratica. Cerca di “abitare il minerale”, a partire dalle popolazioni nomadi del neolitico fino alle fiabe dei fratelli Grimm e, ancora, dalla Land art agli attrezzati sentieri della cultura alpina per coglierne le asperità di memoria, ma senza forzare spaccature. Egli sa che la piccola pietra ha marcato la via, segnato la strada della caccia, della guerra o del commercio. Nel divenire storico, la biblica pietra angolare e la filosofica pietra di paragone si saldano alle forme culturali e artistiche della provincia cuneese costellata di epigrafi, portali e capitelli in pietra nella lunghissima sopravvivenza del romanico e nella ricca preesistenza di cave attive, bacini produttivi e materiali.
Le pietre sono impermeabili al tempo, ad perpetuam rei memoriam, oracoli sul cammino per ritrovare sé stessi nei passaggi più intricati e quando le si incontra con determinate forme e disposizioni, non ti fanno sentire solo. Guardandole è anche un segno tangibile della cura di qualcuno nei confronti degli altri.
opere di Domenico Olivero
Tetto Garrone 19 e 20 Ottobre 2024
Negli spazi dell’ Agriturismo Tetto Garrone, sono state posizionate 5 opere temporanee e una installazione permanente.
L’opera permanente SiSoPi è stata collocata nel canale perimetrale del noccioleto, dove scorreva l’acqua. Pietre raccolte nell'agriturismo e colorate con il processo di cianotipia.
PoPi la poesia “Conversazione con una pietra” di Wislawa Szymborska è riprodotta sulle pietre che sono state sparse nell’area della corte, all’ingresso, pietre raccolte nell'agriturismo, scritte con pennarello blu. 2024
GoPi lacrime di pietra - pietre raccolte nell’agriturismo avvolte in carta di alluminio, sospese. filo di nylon, 2024
StriPi striscie su cui sono state fatte le espansioni magnetiche delle lacrime di pietre che sono state installate nello spazio centrale - carta, matite Fila, 2024 m 3 x 0,60 , 2024, 2 versioni
RiPi pietre raccolte dell’artista durante i suoi viaggi, salone - pietre, carta, grafite Fila, 2024
TraPi pietra su carta acquarellata e disegnata a matita Fila e pastello Fila. 2 versioni
Busso alla porta della pietra
– Sono io, fammi entrare.
Voglio venirti dentro,
dare un’occhiata,
respirarti come l’aria.
– Vattene – dice la pietra.
Sono ermeticamente chiusa.
Anche fatte a pezzi
saremo chiuse ermeticamente.
Anche ridotte in polvere
non faremo entrare nessuno.
Busso alla porta della pietra.
– Sono io, fammi entrare.
Vengo per pura curiosità.
La vita è la sua unica occasione.
Vorrei girare per il tuo palazzo,
e visitare poi anche la foglia e la goccia d’acqua.
Ho poco tempo per farlo.
La mia mortalità dovrebbe commuoverti.
– Sono di pietra – dice la pietra
– E devo restare seria per forza.
Vattene via.
Non ho i muscoli per ridere.
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– Sono io, fammi entrare.
Dicono che in te ci sono grandi sale vuote,
mai viste, belle invano,
sorde, senza l’eco di alcun passo.
Ammetti che tu stessa ne sai poco.
– Sale grandi e vuote – dice la pietra
ma in esse non c’è spazio.
Belle, può darsi, ma al di là del gusto
dei tuoi poveri sensi.
Puoi conoscermi, però mai fino in fondo.
Con tutta la superficie mi rivolgo a te,
ma tutto il mio interno è girato altrove.
– Sono io, fammi entrare.
Non cerco in te un rifugio per l’eternità.
Non sono infelice.
Non sono senza casa.
Il mio mondo è degno di ritorno.
Entrerò e uscirò a mani vuote.
E come prova d’esserci davvero stata
porterò solo parole,
a cui nessuno presterà fede.
– Non entrerai – dice la pietra.-
Ti manca il senso del partecipare.
Nessun senso ti sostituirà quello del partecipare.
Anche una vista affilata fino all’onniveggenza
a nulla ti servirà senza il senso del partecipare.
Non entrerai, non hai che un senso di quel senso,
appena un germe, solo una parvenza.
– Sono io, fammi entrare.
Non posso attendere duemila secoli
per entrare sotto il tuo tetto.
– Se non mi credi – dice la pietra-
rivolgiti alla foglia, dirà la stessa cosa.
Chiedi a una goccia d’acqua, dirà come la foglia.
Chiedi infine a un capello della tua testa.
Scoppio dal ridere, d’una immensa risata
che non so far scoppiare.
– Sono io, fammi entrare.
– Non ho porta – dice la pietra.
Pietra
Una pietra è un aggregato naturale di minerali solidi. Sebbene pietre di diversa origine e dalle diverse caratteristiche possono trovarsi a stretto contatto, la loro natura non dipende solo dalla sua origine, ma anche dalle condizioni fisico-ambientali in cui viene a trovarsi. La scienza che ne studia la formazione è detta petrologia, mentre quella che le descrive petrografia.
Al contrario dei minerali, le pietre non possono essere espresse o definite mediante formule in quanto non presentano una composizione chimica definita; esse sono costituite da più minerali, quindi fondamentalmente eterogenee. Le rocce omogenee, invece, contengono un unico tipo di minerale; in questo particolare caso la distinzione tra roccia e minerale diventa molto sottile: in genere alla roccia manca una vera continuità (vi è praticamente sempre la presenza di impurità).